Nazionale

Il 27 novembre l'Uisp con AOI per fermare la strage di bambini a Gaza

Anche l'Uisp in piazza a difesa dei diritti dei più piccoli vittime della guerra. Intanto altri due giornalisti morti in Medio Oriente: salgono a 57 le vittime tra gli operatori dei media

 

Cinquemila lapidi bianche con i nomi di minori uccisi per ricordare i più piccoli uccisi dai bombardamenti su Gaza. Questo l'elemento simbolico che verrà portato in piazza lunedì 27 novembre dalle ore 18 alle 20 in piazza dell’Esquilino a Roma. Aderise all'iniziativa anche l'Uisp - che da sempre mette al centro delle sue azioni l'attenzione per i minorenni - e si unisce alle decine di associazioni impegnate per fermare lo sterminio di bambine e bambini.

Riportiamo di seguito il comunicato integrale dal sito www.ong.it

Come ogni anno, il 20 novembre si celebra la giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. È un’occasione in cui ci si interroga sugli sforzi internazionali e le azioni intraprese per garantire ai bambini e alle bambine i diritti fondamentali come quello alla vita, alla famiglia, alla salute, alla protezione da ogni forma di abuso e sfruttamento, al gioco e allo svago. 

Ma questa data, 20 novembre 2023, segna il fallimento del raggiungimento dei diritti per bambine e bambini nel mondo: ce lo dimostra quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza. Tra le vittime civili israeliane dell’attacco di Hamas del 7 ottobre si contano anche 33 minori innocenti uccisi e circa 30 rapiti. Atti ingiustificabili. Ma al tempo stesso non è giustificabile e accettabile la reazione militare israeliana che si traduce in una punizione collettiva sulla popolazione della Striscia di Gaza e in atti di violenza diffusa in tutta la Palestina, che hanno causato all’oggi l’uccisione di almeno 11.078 Palestinesi a Gaza, di cui almeno 4.506 bambini e bambine: uno ogni 10 minuti. Almeno altre 6.000 persone, tra cui 4.000 minori risultano dispersi sotto le macerie. 15.500 bambine e bambini sono rimasti feriti e 17.500 orfani. In Cisgiordania, dal 7 ottobre si contano almeno 53 bambine e bambini uccisi.

Almeno 900.000 bambine e bambini nella Striscia di Gaza non hanno più accesso ad acqua potabile, cibo, medicine e cure mediche per le quali sono essenziali carburante ed energia elettrica.

Il 31 ottobre scorso i vertici dell’UNICEF hanno dichiarato che “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambine e bambini. Per tutti gli altri è un inferno”.

È necessario fermare subito questo massacro. Uccidere civili è un crimine di guerra inaccettabile, non ammesso da diritto e convenzioni internazionali. Ci appelliamo ad organizzazioni della società civile, gruppi e reti e singoli cittadine e cittadini solidali, perché aderiscano ad un’iniziativa di denuncia dell’enormità di questa tragedia.

L’appuntamento è per lunedì 27 novembre dalle ore 18 alle 20 in piazza dell’Esquilino a Roma, dove porteremo 5.000 piccole lapidi bianche con i nomi di minori uccisi per creare un’installazione che renda visibile il cimitero di bambini causato dai bombardamenti a Gaza.

Insieme racconteremo le storie di alcune delle persone uccise, le loro vite, l'immensità di ogni singola perdita, e chiederemo ancora con forza che il nostro governo e la comunità internazionale si adoperino in tutte le sedi possibili affinché:

  • tutte le parti accettino un immediato cessate il fuoco. In particolare, chiediamo che siano subito liberati i bambini e le bambine presi in ostaggio da Hamas senza porre condizioni e vengano scarcerati i minori palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele
  • Israele ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza, alla punizione collettiva inflitta alla popolazione civile innocente e all’occupazione militare dei territori palestinesi, nel rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite e della legalità internazionale
  • possano entrare nella Striscia di Gaza non solo da Rafah, ma da tutti i valichi aiuti essenziali e salvavita, compresi carburante, cibo, acqua, équipes e cure mediche, con la garanzia dell’accesso in sicurezza del personale umanitario a Gaza
  • siano rese possibili con urgenza le evacuazioni di persone ferite o malate verso Egitto, Cisgiordania o Israele.

Per aderire all’appello e partecipare all’iniziativa scrivere ad ong@ong.it

Le associazioni che aderiscono alla manifestazione sono: AOI, Comunità palestinese di Roma e del Lazio, Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, Rete Italiana Pace e Disarmo, Assopace Palestina, ACLI, ACS, AIDOS, Amnesty International Italia, ARCI, ARCS, Associazione Salam, Baobab Experience, CISP, CISS, CGIL, CIPSI, COCIS, Concord Italia, COP,  Cospe, CREA ETS, CRIC, ECPAT, EducAid, FOCSIV, Forum Nazionale Terzo Settore, Forumsad, L’albero della vita, Legambiente Scuola e Formazione, MAIS, Movimento Non Violento, Oxfam Italia, Piattaforma OSC Medio Oriente e Mediterraneo, Progettomondo, Rete ONG, Stati Generali delle Donne, Terre des Hommes, UISP, Un Ponte Per, Vento di Terra, We World

Ma non sono solo i più piccoli a pagare le conseguenze della guerra. Dall'inizio delle ostilità sono 57 le vittime tra gli operatori dell'informazione. Gli ultimi in ordine temporale sono Rabih Maamari e Farah Omar, due giornalisti della rete libanese Al Mayadeen uccisi in un bombardamento israeliano in Libano insieme a un civile che li accompagnava mentre stavano realizzando un servizio sugli attentati nell’area di Tair Harfa.

A dare la notizia della morte dei due reporter di Al Mayadeen la stessa emittente che ha raccontato i dettagli del lavoro della corrispondente e del suo cameraman affermando che “la squadra di Al Mayadeen è stata deliberatamente attaccata, non si è trattato di un caso” ha dichiarato il presidente del canale Ghassan Ben Jeddo precisando che il civile ucciso insieme ai giornalisti era un “collaboratore” del canale. Il responsabile dell’emittente libanese ha anche sottolineato che l’incidente è avvenuto dopo che il governo israeliano aveva bloccato i siti web del suo canale televisivo.

“Stiamo esaminando i fatti di ciò che è avvenuto" ha riferito un portavoce dell'esercito israeliano sentito dall'agenzia AFP su questo bombardamento. 

Intanto il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato fermamente l’attacco israeliano contro i giornalisti con una dura una dichiarazione: “Questa aggressione dimostra, ancora una volta, che i crimini di Israele non conoscono alcun limite”. Inoltre Mikati ha accusato il governo israeliano di voler “silenziare, in ogni modo possibile, i media che denunciano i suoi crimini e le sue aggressioni”.

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